Un elemento comune delle religioni
praticate in Cina e Giappone è il culto degli antenati. Altra caratteristica
comune è il sincretismo: le diverse religioni non sussistono semplicemente
l’una accanto all’altra ma si mescolano tra loro e non è raro che un fedele si
ispiri a più di una tradizione religiosa.
In Cina fin dai tempi più antichi si
praticavano “tre vie”: Taoismo, Confucianesimo e Buddhismo. Quest’ultimo,
originario dell’India, si è diffuso anche in Giappone dove ha giocato un ruolo
decisivo per la religione nazionale Shinto.
Il Giappone è stato definito un
laboratorio di religioni, poiché dopo la guerra sono sorte innumerevoli nuove
sette e comunità di fedeli sulla base dello Shinto, del Buddhismo e del
Cristianesimo.
In Cina invece l’importanza della
religione è diminuita sensibilmente negli anni del dopoguerra. Con la presa del
potere, nel 1949, i comunisti di Mao Tse-tung imposero pesanti limitazioni alla libertà di culto,
distrussero templi e confiscarono i luoghi destinati alla pratica religiosa.
Dopo la morte di Mao, nel 1976, è iniziata una graduale liberalizzazione sia in
capo religioso sia negli altri ambiti della vita sociale.
Confucianesimo
Il Confucianesimo era la dottrina a
cui si ispirava l’elite di ufficiali che governava l’impero cinese fino alla
sua dissoluzione nel 1911. La religione del popolo invece si limitava piuttosto
al culto degli spiriti e degli antenati, che in seguito fu influenzato anche da
elementi di altre religioni.
Confucio (551- 479 a.C.), il suo
fondatore, divenne un filosofo con molti discepoli e interpretò in modo
innovativo precetti e tradizioni antichi, soprattutto per quanto riguardava le
tradizioni etiche, filosofiche e sociali. Egli riteneva di essere stato
incaricato dal “Cielo” di rinnovare la morale e la cultura dei suoi tempi
rifacendosi alla saggezza del passato. Il Cielo, Divinità Suprema,
rappresentato talvolta come impersonale, talaltra come essere umano con una
grossa testa, fissava le leggi e le regole della condotta, premiava con la
prosperità il popolo e il sovrano, che unico può compiere sacrifici, e puniva
con le catastrofi naturali. Tale culto fu accettato anche da Confucio, che
riteneva il Cielo padrone della vita e della morte. Confucio, tuttavia, non
diede mai al suo pensiero una struttura sistematica, per cui oggi conosciamo il
suo pensiero solo attraverso la tradizione orale.
In onore a Confucio furono costruiti
templi nei quali si svolgevano riti sacrificali.
Il pensiero di base di Confucio è
che la natura e l’universo sono in armonia
tra loro, e che questo deve caratterizzare anche la vita dell’uomo. Il filosofo
recupera due degli antichi principi della cultura cinese e li riutilizza dando
loro un’impronta personale. Il primo è il tao,
la grande armonia nell’universo, ossia il rapporto giusto e proporzionato
tra tutte le cose, a cui i singoli e l’intera società devono rifarsi. Quando il
loro “io” interiore è in sintonia col tao, si origina la forza vitale
necessaria, te, o giusta condotta,
che è l’altro concetto fondamentale della tradizione confuciana. Per entrare in
armonia con il tao, l’uomo ha bisogno di conoscenza e sapienza, che si
ottengono con lo studio della tradizione. E’ quindi necessario applicarsi allo
studio delle regole che assicurano un giusto comportamento relativo al posto che
occupiamo nella società e il corretto adempimento dei rituali e delle cerimonie
religiose. Secondo Confucio l’uomo è buono per natura e tutto il male proviene
dalla mancanza di conoscenza.
Confucio non era avverso alla
religione e credeva nell’esistenza di dèi e spiriti. Sebbene pensasse di agire
per ispirazione di un’entità soprannaturale, Confucio non ha mai basato la
propria etica su regole dettate dal Cielo, perché non lo considerava un dio
personale. Per lui era importante che gli dèi venissero adorati nel modo
giusto, ma non era interessato a tematiche religiose e metafisiche.
Taoismo
I principi del taoismo sono
contenuti nel Tao Te Ching che
significa “Il libro del Tao e del Te”. Tao
(ordine, struttura del mondo) e te
(energia vitale) sono antichi concetti cinesi. Confucio li interpreta in modo
leggermente diverso. Nessuno sa con sicurezza chi abbia scritto quel libretto,
ma secondo la leggenda l’autore fu il filosofo Lao Tzu vissuto nel VI sec. a.C., quindi quasi contemporaneo di
Confucio. Secondo Lao Tzu il tao non era solo l’armonia della natura ma la
stessa materia primordiale con cui tutte le cose sono state create o da cui
hanno avuto origine. A volte viene menzionato come “Cielo”, cioè come un’entità
divina, anche se non si tratta di un dio personificato.
Inoltre, secondo il nostro filosofo,
a differenza di altre concezioni dello stesso Tao, quest’ultimo non si può
descrivere in modo semplice e razionale: ne consegue che l’uomo non può
studiare o ricercare la vera natura del Tao: per comprenderla non si deve usare
la ragione. Occorre meditare, sprofondare in una sorta di tranquilla passività
e scordare tutto ciò che riguarda il mondo esterno, il guadagno ed il
progresso. Solo così l’uomo raggiungerà l’unione con il Tao e dentro di lui
entrerà l’energia vitale Te.
Shinto
È l’antica religione nazionale
giapponese, ma poi è convissuto con il Buddhismo, oltre che con il
cristianesimo.
Lo Shinto non ha un fondatore, non
ha una dottrina né un’etica codificate. Un ruolo fondamentale svolgono le
cerimonie e i rituali che mettono il fedele in contatto con la divinità.
La mitologia giapponese racconta che
in epoca primordiale, la coppia divina Izanagi e Izanami discese dal cielo e
fece nascere le isole giapponesi, poi il resto del mondo, e infine una serie di
kami, cioè dèi, tra cui la dea del
sole, Amaterasu, e altri che sulla terra divennero i progenitori dei primi
uomini. Ma la società degli uomini aveva bisogno di ordine e di una guida
perciò fu inviato sulla terra il nipote di Amaterasu. Uno dei suoi discendenti
fu il primo imperatore del Giappone. Tutti i giapponesi quindi sarebbero di
origine divina e soprattutto l’imperatore che discende direttamente dalla
stessa dea del sole. Poco a poco si passò così all’adorazione
dell’Imperatore stesso, anche da vivo.
Dopo varie vicissitudini politiche,
e in seguito alla sconfitta del Giappone nel 1945, l’imperatore emanò un
decreto con il quale negava la sua natura divina. Lo Shinto fu soppresso come
religione di stato, anche se lo Shinto popolare perdura.
Ricordiamo che durante la guerra lo
Shinto costitui il fondamento ideologico per i piloti suicidi, i kamikaze: ogni
soldato che perdeva la vita in guerra veniva immediatamente nominato kami e
onorato con cerimonie nei templi.
Le cerimonie hanno un ruolo centrale
nello Shinto: contribuiscono ad allontanare le disgrazie, assicurano la
collaborazione e il contatto con i kami e favoriscono felicità e pace per il
singolo e per la comunità.
Considerazione
generale sulla credibilità teologica/filosofica di queste tre religioni
Queste tre religioni dell’estremo
oriente si possono considerare più filosofie
- soprattutto confucianesimo e taoismo - che religioni rivelate, e come
tali possono essere soggette a critiche filosofiche e scientifiche (sul problematico
concetto di “natura”, sulla sua finalità e significanza per l’uomo).

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