L’argomento del miracolo a sostegno
del teismo è affine per certi aspetti all’argomento precedente. Sempre di
esperienze straordinarie si tratta. Per miracolo
si intende un “fenomeno straordinario che avviene al di fuori delle normali
leggi naturali e che può verificarsi in oggetti naturali o in persone. Nella
teologia cattolica esso è un fatto sensibile operato da Dio, fuori dall’ordine
della natura creata e in virtù di un suo diretto intervento…” (Zingarelli).
Perché si possa definire un evento miracoloso, è necessario non solo che sia un
fenomeno che eccede totalmente l’ordine naturale (mirabilia) ma che si possa
anche considerarlo come segno divino (semeion). Quindi deve essere un fatto
straordinario che rimandi a un ordine soprannaturale, che sia segno rivelatore
di Dio, perché causato da Dio.
Per
la Bibbia i miracoli sono i segni di
Dio per gli uomini, di un Dio che è contemporaneamente trascendente (il Tutt’altro)
e immanente (Padre amorevole), che mantiene la sua creazione in ogni momento
con il fine ultimo della divinizzazione dell’uomo al termine della creazione.
Dalla teologia tradizionale cattolica i miracoli sono stati considerati
innanzitutto come motivi di credibilità
della rivelazione (cristiana) in quanto rafforzano le “prove razionali” addotte
per legittimare le verità rivelate: come dice il Catechismo della CEI “i
miracoli di Cristo e dei Santi sono segni certi della Divina Rivelazione”.
Aiuterebbero a confermare la presenza del divino attraverso fatti straordinari.
E poi manifestano l’amore, la compassione, l’interesse che Dio ha nei confronti
delle sofferenze degli uomini.
Come spiega il teologo R. Latourelle la difficoltà principale
nell’affrontare il tema dei miracoli ai nostri giorni, e non solo quelli
raccontati su Gesù, riguarda l'idea stessa della possibilità del miracolo: i
miracoli, si dice, appartengono ad un altra mentalità, ad un epoca antica; il
razionalismo dichiara il miracolo impossibile o sconveniente: ogni fenomeno
detto miracoloso possiederebbe una spiegazione naturale che andrebbe scoperta
con l’uso di mezzi medici, con la fiducia, suggestione, o ricorrendo
all’ipnosi, o all’illusione, o infine a forze sconosciute.
In
nome della scienza, fin dall’illuminismo,
si è dichiarato che sarebbe indegno di Dio variare il corso delle leggi che
lui ha stabilito (P.Bayle e Voltaire), che i miracoli sono solo frutto della
nostra ignoranza sulle cause reali di quel tal fenomeno e che parlare di una cosa contraria alla natura
equivarrebbe a negare l’esistenza di un Dio immutabile (B. Spinoza), che la
testimonianza di un miracolo deve essere ritenuta meno credibile
dell’esperienza inalterata che abbiamo della costanza delle leggi di natura (D.
Hume).
Ma anche teologi contemporanei,
eredi del razionalismo passato, sono critici. Pensiamo ad esempio a R. Bultmann
(1184-1976): per lui l’idea del miracolo come evento che non rispetta le
leggi di natura è per noi oggi diventata impossibile, poichè comprendiamo il
corso della natura come retto da leggi, mentre la fede si interessa del tipo di
miracolo che ha luogo quando in un evento sottomesso alle leggi naturali vede
un’azione di Dio. Per Bultmann è solo la fede che vede in una guarigione
naturale la rivelazione dell'amore di Dio manifestato all'uomo che si riconosce
peccatore e graziato.
Ora, il credente può spiegare che il
miracolo può essere colto solo da coloro che guardano il mondo come dominato e
diretto da un Essere libero e trascendente, che riconoscono l’uomo come essere limitato e “bisognoso di salvezza” e
che ammettono anche la libertà di Dio di agire nella storia per intessere un
dialogo con l'uomo. R. Swinburne
spiega che “di fronte ai miracoli (e al miracolo per eccellenza che è la risurrezione
di Gesù) una teoria di partenza che stabilisca se le leggi di natura siano
definitive o se dipendano da una entità superiore per poter operare, è di
importanza cruciale: se non esiste un
Dio allora le leggi di natura sono i
fattori determinanti e definitivi di ciò che accade; ma se un Dio c’è, allora, per quanto tempo e in
quali circostanze le leggi di natura operano, dipende da Dio. Egli allora può
sospendere le leggi quando vuole col motivo di interagire coi suoi figli, per
esempio per esaudire delle loro preghiere, per attuare la loro redenzione, per
manifestare la sua presenza o per convalidare un suo profeta che afferma di
insegnare la volontà stessa di Dio”.
Ci
sono stati nella storia varie tipologie di miracoli: si attestano soprattutto
quelli di guarigione, ma anche miracoli di sangue (ostie che sanguinano,
statuette che lacrimano, il miracolo di S. Gennaro, ecc.), voli e levitazioni
di santi e santoni, fenomeni straordinari della natura, ecc.
Presentiamo
quelle che sono le obiezioni più comuni
che fanno valere i critici dei miracoli.
La
prima, è la difficoltà insuperabile che si presenta nel valutare un evento che
si manifesta come incredibile: che siano avvenuti e avvengano eventi
straordinari non si può mettere in dubbio, ma da questo non si può concludere
che, visto che non abbiamo delle spiegazioni scientifiche oggi, si debbano collegare a cause soprannaturali, perché la
scienza domani potrebbe scoprire
delle cause del tutto naturali per la loro spiegazione. Una guarigione ritenuta
miracolosa oggi potrebbe essere riconosciuta come non miracolosa domani, come è
già avvenuto per tanti “misteri” del passato allora interpretati
teologicamente. Occorre anche notare che le remissioni spontanee sono
assolutamente documentate in medicina: i fattori fisici e mentali che possono
interagire favorendo la guarigione straordinaria sono molteplici, anche se non
è stato ancora possibile definire quali e quanti di essi concorrano all’innesco
del processo di autoguarigione. Le guarigioni straordinarie sono avvenimenti
che ricadono in una distribuzione statistica normale degli eventi naturali,
ovvero sono accadimenti che si collocano in un contesto naturalistico atteso
(M. Magnani). Eventi straordinari di guarigione avvengono ovunque, in ambito
religioso sia nel privato di abitazioni o cliniche.
La seconda obiezione che si può fare
è che i miracoli si danno in ogni tradizione religiosa, presente e passata.
Nelle società “primitive” gli
specialisti religiosi come maghi, medici, stregoni e sciamani, erano noti per
l’esecuzione di miracoli, come per l’esercizio di poteri magico-religiosi.
Nella Grecia antica numerosi erano i
personaggi a cui si attribuivano eventi miracolosi: Abaris, Aristea, Epimenide,
Pitagora, Apollonio di Tiana (di cui si dice che fece anche il miracolo di
risuscitare un morto). Per secoli abbiamo testimonianze di cose analoghe
avvenute a Efeso, ad Epidauro, in tutti i centri religiosi pagani. Si vedano i
racconti miracolosi addebitati al dio greco Asclepio, che aveva santuari
dappertutto nel mondo mediterraneo, di cui sono state tramandate decine di
brevi racconti sulle sue guarigioni dopo che diversi individui avevano sognato
l’intervento guaritore del dio nel tempio (tra gli altri, guarigione di una
donna che non riusciva a rimanere incinta, di un cieco, di un uomo che non
poteva muovere le dita della mano). Nel
mondo romano gli storici Tacito e
Svetonio raccontano di come l’imperatore Vespasiano fosse considerato anche
taumaturgo (si narrano di suoi miracoli compiuti nell’anno 70 d.C.). Anche i giudei erano particolarmente noti come
operatori di miracoli: secondo la Bibbia guaritori o esorcisti erano stati
Abramo, Mosè, Davide, Elia, Eliseo, Daniele, e ai tempi di Gesù, i due nomi
famosi sono Honi e Hanina ben Dosa.
In Egitto la dea Iside era
glorificata per le sue guarigioni miracolose (storpi sanati e ciechi riavevano
la vista per merito suo). Gli asceti induisti
che praticano lo yoga sono ben noti per i loro poteri prodigiosi, così come la
pratica della meditazione conduceva i santi taoisti
nell’antica Cina all’acquisizione di poteri miracolosi. Il Buddha, secondo fonti biografiche, era qualche volta portato ad
operare miracoli. Maometto rifiutò di
porsi come profeta che operava i miracoli, tuttavia la tradizione racconta di
parecchi suoi miracoli pubblici operati in molte occasioni. Nell’ambito
dell’Islam furono però soprattutto i santi sufi, chiamati “amici di Dio” ad
operare miracoli per grazia divina.
“Ogni religione ha dunque la propria
riserva di miracoli, alcuni dei quali documentati quanto quelli cristiani. Se
si mettono in dubbio quelli delle altre religioni, perché solo quelli e non
quelli della religione cristiana? Se non si mettono in dubbio, allora si
dovranno considerare comprovati anche gli altri dèi nella misura in cui si fà per
il Dio cristiano” (P. Nowell-Smith). Per esempio, non è possibile che esistano
contemporaneamente l’unico Dio del cristianesimo e le molte divinità induiste.
Per non parlare delle guarigioni straordinarie che avvengono anche tra non
credenti. Alcuni allora dicono che i miracoli non possono comprovare questa o
quella religione, questa o quella divinità, ma solo che esiste un Essere
trascendente “al di sopra” delle singole e diverse religioni. Ma così si
rimanda ad una astratta Entità, che non si sa come definire.
Anche
qui, come nel caso dell’esperienza religiosa, sarebbe certamente diverso essere
protagonista di un miracolo piuttosto
che sentirne solo la testimonianza, per quanto documentata. Se vedessimo noi
stessi, per esempio, qualche fenomeno cosmico straordinario, oppure fossimo
personalmente guariti da una malattia ritenuta incurabile, sarebbe certo una
esperienza molto forte, per quanto forse non potrebbe superare alcuni dubbi.
Ma quale potrebbe essere allora un
evento miracoloso indiscutibile, tale da non lasciare dubbi sulla sua causa
soprannaturale?
Per esempio, se chiedessimo un segno
a Dio in questo momento, perché ci confermi la sua presenza e il suo interesse
per noi, e subito avvenisse qualcosa di straordinario sperimentabile da noi e
da tante altre persone, che lasciasse delle conseguenze (esteriori fisiche ed
interiori) constatabili anche ad evento trascorso; oppure se tutti udissero una
voce dal cielo che profetizzasse, nei dettagli e senza possibilità di
interpretazioni, degli eventi cosmici futuri, e questi poi si avverassero alla
lettera, allora sarebbe molto difficile dubitare che sia un segno di Dio.
Nessun presunto miracolo però si è
mostrato a noi sino ad oggi con una prova di tal genere.
Alla
fine il problema maggiore resta quello di poter soddisfare la pretesa che un
certo evento straordinario sia realmente causato da Dio. Come dice il filosofo M. Cacciari “quello che la filosofia
nega è propriamente questo: che vi sia il mezzo, la possibilità di giungere a
quella assoluta certezza che la causa di quell’evento (straordinario) è Dio, la
volontà di Dio” (AA.VV., Il medico di fronte al miracolo, 2004). Si deve però
aggiungere che, dato che i limiti della ragione sono continuamente ribaditi
dalla filosofia odierna, non si dovrebbe certo presumere che quella stessa
ragione possa chiudere l’argomento e stabilire l’impossibilità dei miracoli: se Dio esistesse e se potesse interferire con la natura e con l’uomo, i miracoli
dovrebbero essere ritenuti possibili. Possiamo stabilire noi quello che Dio, se
esistesse, potrebbe o non potrebbe fare in questo mondo? In conclusione, anche l’argomento dei
miracoli per confermare il teismo rimane inconclusivo: è da valutare ogni
singolo caso rimanendo aperti alla possibilità del miracolo, ma consapevoli
dell’enorme difficoltà di interpretare un evento straordinario anche come
miracolo causato da Dio stesso.
BIBLIOGRAFIA
BIBLIOGRAFIA
AAVV., Il medico di fronte al miracolo, San Paolo 2004
Hospers J., Introduzione all’analisi filosofica, Mondadori 2003, pp. 254-259
Magnani M., Spiegare i miracoli. Interpretazione critica di prodigi e guarigioni
miracolose,
Dedalo 2005
Nowell-Smith
P., Miracoli, or. 1952, in A. Flew-A.
MacIntyre
(a cura di), Nuovi saggi di teologia filosofica,
or. 1969, Edizioni Dehoniane Bologna, 1971, pp.285-297
Pavese A., Guarigioni
miracolose in tutte le religioni, Piemme 2005
Waida M., Miracolo, in M. Eliade (diretta da), Enciclopedia delle religioni, or.1986, pgg.22-35, Jaka Book 1995 pgg352-359


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