Le religioni dualiste che prenderemo
in esame, lo gnosticismo e il manicheismo, sono sorte entrambe dal
monoteismo giudaico-cristiano. Il problema del dualismo è strettamente
collegato, in ambito religioso, al problema dell’origine del male: riconosciuto il male come
componente dell’ordine costituito si intende delegittimare Dio di qualunque
responsabilità relativa all’origine di questo male, presupponendo l’esistenza
appunto di due principi divini, uno dei quali è la causa e l’origine del male.
Nel manicheismo abbiamo un dualismo
radicale, nel senso che i due principi, quello del bene e quello del male,
hanno uguale consistenza ontologica, mentre nello gnosticismo abbiamo un dualismo mitigato in quanto l’origine del
male, per non minacciare l’unicità divina, si considera collocata all’interno
della medesima essenza divina.
La gnosi
Con il termine gnosi si intende una forma di conoscenza religiosa che di per sé
salva. La gnosi è una conoscenza totale, che quindi si oppone alla fede, e si
radica nell’esperienza, genericamente umana, di divisione e scissione: tra sé e
il mondo, tra sé e Dio, tra sé e sé nel senso dell’io empirico. La conoscenza
gnostica si pretende in grado di superare queste dicotomie, recuperando
l’integrità minacciata, restaurando l’unità perduta. Forme gnostiche di
conoscenza salvifica sono presenti in numerose tradizioni religiose, teistiche
e non teistiche, dall’induismo (con la sua dialettica tra atman e Brahman), al
buddismo delle origini, dalla qabbalah ebraica alla tradizione islamica.
Lo gnostico è dunque colui che in virtù di una illuminazione o di una
rivelazione – a seconda che prevalga l’elemento di intuizione interiore o della
comunicazione esteriore ad opera di una
figura di salvatore – è in grado, ritrovando il proprio sé perduto, di superare
una volta per tutte le lacerazioni presenti, ristabilendo l’identità originaria.
La prima forma di gnosi è lo gnosticismo, un movimento religioso
sorto tra il I e II sec. d.C. e fiorito tra il II e III sec. d.C.. Pur essendo
una “religione del libro” non considera normativi i suoi testi. La gnosi dello
gnosticismo ha per oggetto quella che lo gnostico considera la vera realtà
spirituale dell’uomo: il Sé ontologico, reale, consostanziale con la stessa
sostanza divina. Tramite il racconto di un mito si narrano le vicende di quel
dio particolare che è lo gnostico, ricordandogli le sue origini, esplicitando
le cause dell’oblio che lo ha precipitato in questo mondo di tenebre e di
morte, indicandogli, proprio attraverso questa ricerca del tempo perduto che la
gnosi rende possibile, la via di salvezza.
Considerazioni
sulla credibilità teologica:
se esaminiamo l’aspetto del
contenuto dottrinale di tale religione considerandolo come una formulazione
umana (mentre nel manicheismo considereremo l’aspetto della rivelazione)
occorre dire che, nonostante esso pretenda di essere una gnosi, una conoscenza,
un sapere, in realtà è solo una fede,
che presuppone un mondo mistico (Dio, anima) nel quale si darebbero una serie
di relazioni causali (l’anima divina che è caduta nel mondo di tenebre, la via
della gnosi per ritornare alle condizioni iniziali, ecc.) che risultano in
realtà inaccessibili e incontrollabili dalla ragione umana, e pertanto a
carattere congetturale.
Il manicheismo
Il manicheismo è una religione gnostica universalistica che deve il
suo nome al suo fondatore Mani (216 -
277 d.C.) vissuto sulle sponda orientale del Tigri. La sua formazione fu
giudeo-cristiana ma con la sua vocazione si mise in opposizione alla teologia,
alla escatologia e ai rituali cristiani.
Mani avrebbe avuto due rivelazioni da parte di un angelo
all’età di 12 e di 24 anni.
La prima rivelazione, che
costituisce la sua vocazione, si presentò in forma di visita celeste: gli
apparve un angelo chiamato at-Taum,
che significa gemello, ed infatti Mani lo considerava il suo alter ego, il suo “io”
da cui era separato. Questo angelo gli avrebbe comunicato il messaggio del “Re
del Paradiso della Luce”, ossia l’ordine di abbandonare le comunità battista,
alla quale apparteneva tutta la famiglia, non appena fosse diventato più
grande. Questa prima apparizione sarebbe avvenuta il 1° aprile 228.
Dodici anni più tardi Mani avrebbe
avuto la seconda apparizione, e precisamente il 9 aprile 240. In essa egli
riceve l’ordine di agire pubblicamente, l’ordine della missione. Ecco come Mani
stesso descrive la rivelazione: “Negli anni [… ] il Paraclito Vivente scese su
di me e mi parlò. Egli rivelò il mistero nascosto che era celato ai mondi e
alle generazioni: […] il mistero della Luce e delle Tenebre, il mistero del
conflitto e della grande lotta che la tenebra suscitò. Mi rivelò in che modo la
Luce vinse la Tenebra mediante il loro frammischiarsi e come fu stabilito
questo mondo […]; mi rivelò il mistero degli Apostoli che furono mandati nel
mondo a scegliere le chiese [ossia fondare religioni]…così mi fu rivelato dal
Paraclito tutto quello che è stato e che sarà […] imparai a conoscere ogni
cosa, vidi il Tutto per mezzo di lui, e divenni un solo corpo e un solo
spirito” (Kephalaia, I, 14,29 – 15,24). Con questa seconda rivelazione inizia
in modo ufficiale la nuova religione. Egli era convinto di essere
l’incarnazione dello Spirito Santo e della Scienza Assoluta, di essere stato
costituito Apostolo della Luce, l’Illuminatore e il Supremo Inviato di Dio,
l’ultimo dei profeti, definitivo e universale, dopo Set, Noè, Abramo, Buddha,
Zarathustra, Gesù e Paolo.
Alla luce delle rivelazioni
ricevute, Mani iniziò la sua missione – dall’India all’impero iranico – allo
scopo di annunciare il nuovo messaggio di salvezza all’umanità. Accusato
d’impostura e di eresia (nei confronti della religione ufficiale di allora in
Iran, lo zoroastrismo) fu condannato, gettato in prigione e immobilizzato con
catene. Morì a 60 anni, dopo una lunga
ed atroce passione.
L’intento di Mani fu quello di
fondare una religione universale, accessibile a tutti gli uomini, che potesse
mostrare la verità sull’uomo la sua origine e il suo destino in modo chiaro ed
evidente senza ricorso della fede. A tale scopo scrisse lui stesso i libri che
contengono le sue rivelazioni (7 libri: Evangelo vivente, Tesoro di vita, Libro
dei segreti, Pragmateia, Libro dei giganti, Epistole, Libro dei salmi e delle
preghiere) dei quali permangono solo dei
frammenti (altre notizie su di lui ci provengono dal Codice di Colonia e dallo
storico arabo Ibn an-Nadim) ma sufficienti per avere un’idea del grande
successo della sua dottrina e della sua religione. Infatti nonostante il
manicheismo sia una religione morta da molti secoli (in occidente deve essere
scomparsa nel secolo VIII) fu, a giudizio dello studioso H. Jonas, “la rappresentazione più moderna e unica del principio
religioso gnostico”, e la sua dottrina ricompare ogni tanto nella storia, per
es. nei movimenti eretici del paulicismo, bogomilismo, catarismo (XII sec).
La sua è una dottrina gnostica
sincretista (incorpora influenze del cristianesimo, giudaismo, zoroastrismo, e
varie sette gnostiche), ma non per questo senza originalità. Parte da una
rigorosa analisi delle reali condizioni umane, una diagnosi: l’uomo, per il semplice fatto di esistere sulla terra,
non può non soffrire. Egli è preda del male, per il semplice fatto che la sua
anima è caduta nella materia e che, di conseguenza, ha perso la memoria del suo
stato precedente la caduta. La salvezza consisterà nella liberazione dell’anima
umana dalla materia e ciò sarà possibile solo con il suo ritorno alla memoria,
con la ripresa della conoscenza di sé: una anamnesi.
Questa è precisamente l’opera della gnosi o della rivelazione, che da una
diagnosi e mediante una anamnesi perviene ad una prognosi.
La dottrina gnostica è dualista: se l’esistenza di un cosmo
dominato dal male non può essere opera di un Dio trascendente e buono, allora
occorre presuppore non solo l’esistenza di un avversario di Dio, ma anche
l’esistenza pre-cosmica degli esseri e una condizione di benessere. Secondo
Mani l’anima umana non è una creatura di Dio, ma una sua particella
consustanziale a lui, una sua favilla che si è staccata ed è precipitata nella
materia, dove è rimasta imprigionata, al punto da perdere la memoria della sua
origine o di sé. Ma Dio che non dimentica le sue particelle alienate e vuole
recuperarle, invia il suo Spirito, per ridestare le anime dal letargo in cui
giacciono e accendere in esse la luce della conoscenza. Grazie a questa
rivelazione le anime diventano consapevoli della loro alienazione divina e
della loro caduta nella materia, riconoscono di essere consustanziali a Dio e prendono vera coscienza di se stesse.
La dottrina manichea prevede anche una conoscenza liberatrice per il corpo dato
che l’uomo, se è consustanziale a Dio per l’anima, è consustanziale al mondo
per il corpo. L’uomo sarà salvo quando conoscerà tutto di Dio e tutto
dell’universo, e allora sarà anche veramente consapevole di sé.
Considerazioni
sulla credibilità teologica:
riguardo al contenuto di tale dottrina, nel caso venisse
considerato solo come prodotto umano, rinviamo alle considerazioni riguardo lo
gnosticismo (per quanto il manicheismo sia più complesso). Se invece lo
consideriamo un contenuto rivelato
che, per quanto inaccessibile alla ragione umana, sia derivato da Dio, allora
avrebbe un’autorità assoluta. Ma non è meno problematico convincersi di una
eventuale rivelazione divina avvenuta
ad un individuo. L’idea di rivelazione è quella di un intervento straordinario
miracoloso di Dio nei confronti di un intermediario per fargli conoscere un
messaggio divino che poi (in genere) dovrebbe diffondere agli altri uomini. Inoltre
i contenuti di tale dottrina riflettono influenze del cristianesimo, giudaismo,
zoroastrismo, e varie sette gnostiche del suo tempo, e questo non sembra
convenire ad una rivelazione che viene dall’alto, quanto piuttosto ad una
rielaborazione umana. Queste critiche rendono senz’altro problematica
l’accettazione di una rivelazione come divina dichiarata da altri, se non è
accompagnata da segni inequivocabili circa la sua provenienza
soprannaturale.

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