giovedì 2 aprile 2015

2. INTRODUZIONE alla ricerca di Dio


Per ricerca di Dio intendo il percorso di confronto e valutazione delle risposte che si sono date alle eterne domande dell’uomo, e cioè, in termini semplificati, se esista un Dio e che cosa o chi sia, se si sia rivelato e se ci salverà dalla morte definitiva.

Non si tratta, come a volte si intende, di un approfondimento della conoscenza di Dio propria del credente pensante, o di quella che potrebbe essere la volontà di Dio su di noi, propria dell’uomo religioso. Le mie domande precedono tali questioni. La mia intenzione e la mia modalità sono filosofiche, non religiose o teologiche. È in sostanza uno scritto di filosofia della religione, nel senso di indagine razionale dei fondamenti su cui si basa una prospettiva religiosa della vita. Verranno quindi a confrontarsi gli argomenti per credere e quelli per non credere in Dio.

            Prenderò in considerazione i più noti percorsi verso un possibile Dio, dai classici argomenti ontologico, cosmologico, teleologico, a quelli dell'esperienza religiosa e i miracoli, fino a quelli che partono dalle esigenze inerenti all’uomo, come la via morale e quella antropologica.

            Affronterò quindi lo studio del fenomeno religioso nell’umanità, a partire dal suo sorgere (problema dell’ “origine” della “religione” e delle sue possibili spiegazioni) per proseguire nei suoi sviluppi nelle diverse religioni storiche più influenti, passate e presenti – religioni etniche, religioni del mondo antico, zoroastrismo, gnosticismo e manicheismo; le religioni orientali come l’induismo, il buddhismo, il confucianesimo, il taoismo, lo shinto; e infine i tre monoteismi: ebraismo, cristianesimo, islam - per valutarne singolarmente la possibile credibilità teologica (con particolare attenzione per i tre monoteismi, e tra questi, per il cristianesimo).

            Seguiranno considerazioni sulla possibile “discrezione” (o nascondimento) di Dio, sui più classici argomenti della teodicea, e sulle possibilità di un destino dell’uomo oltre la morte.

Infine presenterò e valuterò alcuni modelli supplementari di giustificazione della fede religiosa.

Ci si potrebbe anche chiedere perché impegnarsi in una ricerca di Dio. Io rispondo perché credo che - anche se forse non necessariamente – la riflessione sull’uomo vada alla fine a finire nella riflessione su Dio. Così come la terza delle tre grandi domande di kant sfociava nella religione - Cosa possiamo sapere? Cosa dobbiamo fare? Cosa possiamo sperare? - anche per me il problema antropologico sfocia nel problema religioso,  quando l’uomo arriva a chiedersi il perché della sua vita, come dovrebbe interpretare la sua esistenza, e di fronte alla sua propria morte, se sarà questa l’ultima parola o no.  Credo che la riflessione sull'uomo, sulla sua natura, vada alla fine a finire (anche se forse non necessariamente) nella riflessione su Dio. Come diceva Kant, la filosofia si pone queste domande: Che cosa posso sapere? che cosa devo fare? che cosa posso sperare?, domande che però possono essere ricondotte alla domanda principale: che cos'è l'uomo?
Quindi, per me, il problema antropologico sfocia nel problema religioso, quando l'uomo arriva a chiedersi il perché della sua vita, il perché fa quel che fa, o quale sarà il suo destino. Credo che la riflessione sull'uomo, sulla sua natura, vada alla fine a finire (anche se forse non necessariamente) nella riflessione su Dio. Come diceva Kant, la filosofia si pone queste domande: Che cosa posso sapere? che cosa devo fare? che cosa posso sperare?, domande che però possono essere ricondotte alla domanda principale: che cos'è l'uomo?
Quindi, per me, il problema antropologico sfocia nel problema religioso, quando l'uomo arriva a chiedersi il perché della sua vita, il perché fa quel che fa, o quale sarà il suo destino.Credo che la riflessione sull'uomo, sulla sua natura, vada alla fine a finire (anche se forse non necessariamente) nella riflessione su Dio. Come diceva Kant, la filosofia si pone queste domande: Che cosa posso sapere? che cosa devo fare? che cosa posso sperare?, domande che però possono essere ricondotte alla domanda principale: che cos'è l'uomo?
Quindi, per me, il problema antropologico sfocia nel problema religioso, quando l'uomo arriva a chiedersi il perché della sua vita, il perché fa quel che fa, o quale sarà il suo destino.Credo che la riflessione sull'uomo, sulla sua natura, vada alla fine a finire (anche se forse non necessariamente) nella riflessione su Dio. Come diceva Kant, la filosofia si pone queste domande: Che cosa posso sapere? che cosa devo fare? che cosa posso sperare?, domande che però possono essere ricondotte alla domanda principale: che cos'è l'uomo?
Quindi, per me, il problema antropologico sfocia nel problema religioso, quando l'uomo arriva a chiedersi il perché della sua vita, il perché fa quel che fa, o quale sarà il suo destino.

            Altri, certamente, potrebbero non sentire alcuna esigenza di ricercare Dio, o perché danno per scontato che Dio esista e ritengono di aver sempre vissuto nella sua presenza senza bisogno di tante ricerche, o all’apposto, perché convinti che non ci possa essere alcun Dio; altri ancora potrebbero essere indifferenti a questa tematica.

            Ognuno però dovrebbe - penso - essere in grado di giustificare, secondo le proprie possibilità, la propria visione del mondo, qualunque essa sia, e non darla per scontata senza aver compiuto alcun approfondimento al riguardo. Credo che la ricerca di noi stessi, di quel che siamo o di quello che potremmo diventare, e quindi la ricerca di Dio, fatta con lucidità e consapevolezza, qualunque sia l’esito, sia una delle attività che manifesta più eloquentemente la dignità dell’uomo.


BIBLIOGRAFIA (lettura/consultazione)

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1 commento:

  1. Il vero tema umano su dio è questo, per usare le sue parole: "se ci salverà dalla morte definitiva." E' anche quello che crea il sospetto feuerbachiano sulla sua esistenza.

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