Ci
sono versioni dell’argomento teleologico che si focalizzano sulla direzionalità
dei cambiamenti naturali, mentre altri che evidenziano l’ordine e la
complessità della natura tali da far pensare ad un progetto intelligente. Qui
mi soffermo su questi ultimi in quanto i più noti e discussi nella
contemporaneità, presentando quello che potrebbe essere il punto di vista di un
teista e quello di un ateo.
Per i teisti la
straordinaria evoluzione cosmica che ha operato nel senso di una crescente
complessità – a partire da una qualche energia o forza originaria è arrivata
alla mente umana – è dovuta plausibilmente ad un Ordinatore dell’universo. Il
fatto che l’universo si conformi a uno schema unitario e non sia un caos fa
pensare ad un significato o finalità. Se ci focalizziamo sull’intelligibilità
del mondo, sul modo in cui le sue strutture si intrecciano con le strutture del
nostro pensiero, permettendoci di comprenderlo; se guardiamo al sorprendente
ordine razionale individuato dalla scienza, ebbene risulta naturale chiedersi
perché l’universo debba essere tanto speciale. Che l’universo sembri progettato, è ammesso dalla
maggior parte degli scienziati. In astronomia e in cosmologia, l’apparenza
progettuale si manifesta nel modo più impressionante quando si affrontano le
leggi della fisica e l’organizzazione dell’universo, specialmente in rapporto
alla regolazione fine dell’universo e al suo carattere favorevole alla vita. Di
conseguenza, ammettere che sia stato anche realmente
progettato da un Progettista, piuttosto che sia un fenomeno solamente casuale,
sembra del tutto ragionevole.
Il progetto è rinvenibile soprattutto attraverso la
particolarità delle condizioni iniziali dell’universo, delle leggi e delle
costanti fisiche.
Le condizioni iniziali
(ad es. velocità di espansione, uniformità, asimmetria tra materia e
antimateria) sono tali che se fossero state anche di poco diverse il nostro
universo non sarebbe evoluto nel senso di rendere possibile la vita. Perché
proprio quelle e non altre? Non potevano essere diverse? Le teorie scientifiche
attuali escogitate per superare il “problema” delle condizioni iniziali (teoria
dell’inflazione e GUT) sono ancora ipotetiche e incomplete per poterle ritenere
attendibili. Le condizioni iniziali quindi sembrano “date”, un fatto bruto
senza spiegazione scientifica.
Appellarsi al puro caso
e dire che a priori qualsiasi tipo di condizioni iniziali ha le stesse
probabilità di ogni altra, ed è semplicemente successo che siano comparse
proprio quelle che hanno portato fino a
noi, non sembra ragionevole. Infatti se
si trovasse su un tavolo un milione di carte messe in ordine progressivo da 1 a
1.000.000, non si penserebbe che queste carte siano state messe lì a caso,
basandosi sull’idea che qualunque ordinamento abbia la stessa probabilità di
qualunque altro, ma si penserebbe che le carte siano state deliberatamente
ordinate in modo seriale.
Neppure sembra plausibile appellarsi alla ipotetica necessità di quelle particolari
condizioni iniziali, dicendo che, nonostante noi immaginiamo che le condizioni
iniziali possano essere diverse (cosa che ci farebbe ritenere speciali quelle
verificatesi), in realtà, per motivi che non comprendiamo, sarebbero le uniche
possibili: infatti i fatti riguardanti le condizioni iniziali sembrerebbero
essere contingenti.
Infine, non pare credibile neanche ricorrere all’idea di una
molteplicità o infinità di universi
(o regioni) per spiegare perché le condizioni iniziali del nostro universo
visibile sembrano tanto speciali e restrittive per la formazione della vita
cosciente, perché tale ipotesi è ancora altamente speculativa e poco economica.
Inoltre sia una teoria che determini la necessità dell’universo e di tutto quanto vi è in esso, sia la
teoria del multiverso, non sono
autosussistenti o del tutto complete, perché si può sempre domandare perché
esistano e perché siano così e non altrimenti, ovvero la loro causa o ragione
ultima potrebbe sempre risiedere in Dio.
Le leggi e le costanti
fisiche che rappresentano e descrivono la razionalità, la regolarità e
l’ordine del nostro mondo, sono altrettanto speciali delle condizioni iniziali,
perché anch’esse hanno permesso all’energia originaria (insieme ad altre circostanze
ambientali) di evolversi fino ad arrivare all’uomo. Se qualcuna delle numerose
costanti avesse un valore anche di pochissimo diverso da quello che ha, la vita
non avrebbe potuto svilupparsi. Anche in questo caso sembra improbabile che
esistano, e in quella determinata forma o valore, solo per caso, o per necessità, o
perché esisterebbero infiniti universi.
Se ci spostiamo ora a considerare la vita biologica,
costatiamo che l’origine della vita non ci è oggi nota, nessun
esperimento in laboratorio l’ha potuta ricreare. Appellarsi al caso per la sua nascita sembra tanto
probabile quanto aspettarsi, secondo il classico esempio, che una scimmia,
battendo a casaccio i tasti di una macchina da scrivere, possa comporre la
“Divina commedia”: per quanto logicamente possibile, è chiaro che si tratta di
un risultato altamente improbabile. Se la scienza non può spiegarla, è
possibile che sia nata per intervento puntuale di Dio o che Dio abbia comunque
prestabilito speciali caratteristiche del nostro universo - condizioni
iniziali, leggi, costanti, ambiente e circostanze favorevoli - per rendere
possibile o necessaria la sua nascita ed evoluzione.
La scienza ha reso poi credibile che la vita si sia evoluta
fino ad arrivare all’uomo. Per il
teista l’intero processo evolutivo, con quella sua potenziale capacità di vita,
deve la sua esistenza a Dio. Chi crede in un Dio deve considerare l’evoluzione
biologica come un mezzo con cui Dio ha creato e sta creando. Sarebbe difficile
pensare a un Dio che crea l’universo con una certa finalità, e poi abbandona al
caso il risultato, poiché a questo punto la finalità divina potrebbe non
realizzarsi mai. Però è facile pensare che Dio possa predisporre le leggi in
modo che ne derivi in maniera inevitabile una vita intelligente. È improbabile
che l’evoluzione solo per caso arrivi a certi risultati, a meno che le leggi
che governano i generi di mutazione che si verificano non siano state
accuratamente determinate in anticipo.
Quindi è pensabile che ci voglia un essere molto intelligente
per escogitare una serie di condizioni iniziali, di leggi e un ambiente adatto
a produrre un processo che abbia come risultato l’origine di organismi
complessi. Ecco il nuovo argomento del progetto: con facilità le leggi
avrebbero potuto essere leggermente diverse, con facilità le condizioni
ambientali avrebbero potuto inibire l’esistenza di molecole complesse e con
facilità le mutazioni genetiche avrebbero potuto essere troppo fragili e
caotiche per mantenere in esistenza strutture fondamentali stabili. Ecco perché
l’intero processo rimane ancora enormemente improbabile. È improbabile data la
varietà di alternative – differenti costanti di gravitazione, differenti valori
delle interazioni nucleari forti e deboli, differenti condizioni planetarie – che
sarebbero potute ugualmente esistere. L’argomento teleologico o del progetto
nella sua forma passata – constatare che l’esistenza di forme di vita organiche
sia troppo improbabile per essere sorta spontaneamente per caso - sarà anche
stato reso superato da Darwin. Ma l’argomento del progetto sopravvive ancora,
quale prova secondo cui la struttura precisa di leggi e costanti che sembrano
straordinariamente adatte a produrre la vita mediante il processo
dell’evoluzione è enormemente improbabile. L’esistenza di Dio lo rende molto
meno improbabile.
Nell’universo poi si è constatato che non esistono solo processi necessari (le leggi della
natura) ma anche quelli casuali. Ma
la presenza del caso non esclude la
possibilità di un progetto. Dio potrebbe essersi servito e servirsi del caso
per promuovere un universo fecondo, ricco, complesso e libero, sempre però
avendo sotto controllo il disegno universale complessivo. Il caso svolge un
ruolo importante nell’attualizzazione delle immense capacità potenziali della materia-energia.
Oppure quello che chiamiamo “caso” potrebbe essere anche la nostra ignoranza di
un agire nascosto di Dio (magari a livello quantistico).
Il modo di operare di Dio nell’universo non ci è del tutto
manifesto, è indiretto, nascosto, profondo. Non ci è possibile distinguere
l’operato di Dio da quello della sola natura, perché Dio può agire nel mondo
tramite le cause seconde (natura, uomo). In altri termini: “Là dove Dio opera,
a noi è sempre possibile (restando ad un certo livello) di non cogliere se non
l’opera della natura… Dio, propriamente parlando, non fa le cose, ma fa che le
cose si facciano” (Teilhard de Chardin).
Per gli atei invece
nel processo evolutivo cosmico e biologico non è rinvenibile alcun segno di
progetto divino. L’ateo si rifà alle necessità intrinseche della natura e al
caso per la spiegazione delle caratteristiche del mondo fisico e biologico.
L’esperienza della storia della scienza mostra una tendenza a procedere verso
una demistificazione dei cieli e della vita. Si è partiti dall’antichità a
considerare la Terra al centro dell’universo. Poi si è scoperto che la Terra
ruota attorno al Sole, e che questo è solo una stella tra le tante, sperduta in
una zona periferica della nostra galassia, una galassia tra le centinaia di milioni
oggi osservate. L’uomo, che un tempo si credeva creato direttamente da Dio, in
seguito si scoprì che deriva dalle scimmie, e più indietro dai rettili, dai
pesci, e dalle amebe. Non veniamo dall’”alto” ma dal “basso”, non dal cielo ma
dalla terra.
La scienza ci dice ancora che tutto ciò che esiste, pietre,
stelle, rane e persone, sono tutti costituiti dalla stessa materia-energia,
dalle stesse particelle elementari, con la sola differenza specifica nello
stato di organizzazione di questa energia fondamentale. E questa organizzazione
potrebbe essere conseguenza del suo stesso spontaneo divenire originario.
Infatti si è sempre più in grado di spiegare in termini
fisici molti dei processi che hanno portato all’evoluzione e alla costituzione
complessa dell’universo e della vita.
Riguardo
le condizioni iniziali dell’universo
ci sono teorie scientifiche (come la teoria dell’inflazione e la GUT) che
consentono di dar ragione dell’attuale organizzazione del cosmo anche a partire
da condizioni iniziali caotiche. Richiedono una conferma, ma è possibile che
avverrà in futuro. Oppure si potranno scoprire altre cause del tutto fisiche
del perché di quelle condizioni iniziali, o necessarie o contingenti. Infatti
si potrebbe arrivare a scoprire una teoria unitaria finale che avrebbe
determinato ogni evento e dato dell’universo, e reso tutto necessario (“le cose
dovevano andare così o non esistere affatto”). Oppure potremmo aver avuto
quelle condizioni iniziali per caso: eventi anche statisticamente improbabili
rimane possibile che accadano, anzi accadono normalmente, senza ricorrere a
presunte cause soprannaturali, come quando si vince un biglietto alla lotteria.
Soprattutto se il numero di tentativi sono moltiplicati all’infinito come nelle
teoria del multiverso, nelle versioni dell’“universo ciclico oscillante” o di
“inflazione caotica perpetua”, che sembra conseguire da alcuni moderni modelli
cosmologici.
Le leggi poi sono approssimazioni ideali che
probabilmente, ma non è nemmeno sicuro, rispecchiano la regolarità della
natura; non sembrano essere assolute né universali. Forse riflettono la nostra
particolare prospettiva di uomini. Esistono anche ipotesi scientifiche sulla
loro formazione spontanea all’inizio della storia dell’universo. Forse solo per
caso sono strutturate in quel modo, o per derivazione da una teoria
fondamentale più profonda, o forse esiste un’infinità di universi con leggi
diverse, e nel nostro ci sono le leggi giuste per lo sviluppo della vita. Anche
le costanti fisiche sembrano potersi
spiegare mediante processi fisici, o forse lo saranno in futuro, e potremmo
scoprire che simili costanti hanno valori favorevoli per la vita solo per un caso fortunato. Tra l’altro almeno una
non sembra essere del tutto costante. Inoltre tante regolarità della natura che
ci meravigliano sono o possono essere solo fenomeni puramente accidentali. Per
esempio ora sappiamo che la disposizione dei pianeti è in larga misura un
accidente storico: non c’è nulla di fondamentale nei pianeti e nelle loro
distanze, sono elementi puramente accidentali. In ogni caso, il problema delle
leggi di natura si può affrontare dicendo che Dio deve essere altrettanto
complesso quanto la realtà che avrebbe creato, e allora Dio risulta altrettanto
improbabile quanto le stesse leggi di natura. Pertanto Dio non sarebbe affatto
una spiegazione definitiva, poiché necessiterebbe di una spiegazione ancor più
delle leggi di natura. Dire che l’universo l’ha fatto Dio non fa altro che
colmare una lacuna – il mistero dell’idoneità del cosmo alla vita – con
un'altra: il mistero di un progettista intelligente sconosciuto,
incomprensibile e forse incoerente e impossibile.
L’origine della vita
per ora rimane un enigma, anche se si sono prodotti componenti di essa, ma
potrebbe essere scoperta e ricreata in futuro. Verosimilmente la vita si è
originata spontaneamente da materiale non vivente, o per puro accidente o come
conseguenza probabile delle leggi e costanti naturali. Si deve anche dire che
il caso non esclude l’inevitabilità: per quanto un evento possa essere
improbabile, è sempre possibile fare in modo che accada quasi obbligatoriamente
– entro limiti di tempo e spazio accettabili – fornendogli un numero
sufficiente di occasioni per verificarsi. Si può fare un semplice esempio: un
numero alla lotteria a sette cifre. Le probabilità che il numero esca
nell’ambito di un’unica estrazione sono una su dieci milioni, ma con dieci
milioni di estrazioni le probabilità diventano due su tre; con cento milioni di
estrazioni poi le probabilità che esca il numero sono 9.999,5 su 10.000, una
cifra prossima alla certezza. Questa realtà è di scarso aiuto ai giocatori di
una normale lotteria, ma è estremamente rilevante nella lotteria
dell’evoluzione cosmica e biologica.
Dalla vita più elementare si è passati, tramite l’evoluzione
biologica, a forme di vita sempre più complesse fino ad arrivare all’uomo. La teoria dell’evoluzione
biologica mostra come l’apparenza del progetto possa manifestarsi in cose che
non erano affatto progettate. Questo si ottiene spezzando il processo evolutivo
in un gran numero di cambiamenti infinitesimali lungo un arco di tempo lungo
più di un miliardo di anni. Gli organismi complessi delle attuali forme di vita
sulla Terra non sono comparsi spontaneamente né per puro caso. Si sono
assemblati pezzo dopo pezzo, gradatamente, con i meccanismi della mutazione
casuale e della selezione naturale. Ciascuna parte è leggermente improbabile,
per cui vi è un lungo processo fatto di lievi improbabilità che si accumulano
creando qualcosa che appare immensamente improbabile ma che non lo è affatto.
E poi, constatando
che il processo evolutivo abbonda di incredibile spreco, dolore e morte, e ha
prodotto strutture di organismi imperfetti, con disfunzioni, e animali con
comportamenti “crudeli”, non è difficile riconoscere in questo progetto la mano
di un Dio onnipotente e amorevole, quanto piuttosto quella di un Dio incurante,
lontano e indifferente?
Nell’universo poi oltre alle leggi regna il caso. Sia a livello dell’infinitamente
piccolo che dell’infinitamente grande, e soprattutto nelle mutazioni genetiche.
E caso significa proprio assenza di intenzione. Se è vero che se riavvolgessimo
il nastro e facessimo riprendere daccapo l’evoluzione sulla Terra, otterremo un
risultato molto diverso dalla vita umana; e se è vero (tra gli altri fenomeni
contingenti della storia) che se i dinosauri non si fossero estinti per lo
scontro accidentale di un asteroide con la terra milioni di anni fa, noi non saremmo qui,
ebbene, allora noi dipendiamo in modo importante dal caso, e questo non fa
proprio pensare ad un progetto divino. Dire che il caso è un mezzo dell’operare
di Dio nel cosmo, come dire che Dio agisce attraverso la natura, equivale a
dire che qualunque cosa può essere spiegata con Dio, tutto e il contrario di
tutto, basta dire che Dio e il suo modo di agire ci sono incomprensibili: ma
questo significa che ogni affermazione sull’agire di Dio non è una vera
affermazione, perché non può mai essere falsificata o invalidata. È una
strategia d’immunizzazione per mettere la possibilità di Dio al riparo da ogni
critica, ma così la si rende insignificante e non plausibile.
Ma possiamo parlare di probabilità o improbabilità di un
progetto divino piuttosto dell’origine e sviluppo casuale dell’universo? Il
calcolo si fa difficile quando non sappiamo esattamente quanti universi
possibili ci siano, e diventa impossibile se dovesse venir fuori che sono
infiniti. Forse ciò che dovremmo dire è che non sappiamo calcolare la
probabilità dell’esistenza di qualsiasi universo, poiché la nascita di un
universo non è uguale a un esempio normale della teoria della probabilità, per
es. calcolare la probabilità di estrarre una pallina rossa da un sacchetto con
palline di diversi colori, sapendo quante palline vi siano e di che colore
siano. Si potrebbe affermare che continuando ad estrarre singole palline da un
sacchetto che contiene mille palline prima o poi si estrarrà dal sacchetto una
pallina di un colore specifico. Ma la nascita di universi non è cosi. Infatti
inizialmente o esiste una “energia” in perenne divenire o non esiste nulla. Si
tratta di trasformazioni o prodotti di una “energia” o “principio” non
conosciuti, oppure di possibilità di esistere. Non vi è analogia con l’estrarre
una pallina da un sacchetto se si considerano soltanto della palline possibili
– non sapendo quante né di quale natura
– in sacchetti possibili. Ma è ciò che si cerca di fare quando si pensa
all’origine dagli universi. Insomma, noi non siamo stati testimoni dell’origine
di nessun universo, e un’assegnazione di probabilità ha senso solo in ambiti
sui quali abbiamo un minimo di controllo empirico.
In conclusione,
anche qui, come per l’argomento cosmologico, l’argomento teleologico non può dimostrare l’esistenza di Dio, poiché
esistono alternative naturalistiche e non è esente da critiche. Penso sia
difficile stabilirne oggettivamente
la portata, ovvero la sua intrinseca probabilità, o improbabilità o mera
possibilità. Tuttavia direi che forse,
guardando alla regolazione fine dell’universo e al suo carattere favorevole
alla vita, così come ci vengono presentate dalla scienza attuale, una costituzione casuale del cosmo sembra relativamente meno
probabile di quella dovuta ad un Progettista, almeno finché non saranno
confermate le già esistenti ipotesi naturalistiche o non ne verranno scoperte
di migliori (soprattutto finché la teoria del multiverso non sarà maggiormente
convalidata).
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"Confronterò gli argomenti per CREDERE e quelli per NON CREDERE in Dio, le ragioni per la FEDE e quelle per l'ATEISMO. Il punto sarà quello di capire se e quanto la credenza religiosa dell'uomo sia ragionevolmente giustificabile e credibile"
RispondiEliminaIn questo modo si è già introdotto il concetto di Dio (tra l'altro senza averlo prima definito. Cos'è Dio? Chi è? Che caratteristiche ha? ) Io invece scelgo di pormi il problema del mio rapporto con l'infinito in cui mi trovo, che è il cosmo.
"Razionalità" dell'universo: è una forma di antropocentrismo. La nostra modalità di interagire con l'ambiente in cui viviamo è condizionata da come noi siamo fatti. Non c'è nessun fenomeno al mondo che non sia possibile analizzare da un punto di vista razionale. È una variante della cosiddetta "prova ontologica". Dio non può non esistere perchè l'essere è un suo attributo fondativo. Ad esempio Darwin sostiene che l'evoluzione è frutto di circostanze casuali, ma è possibile inquadrare gli eventi in un contesto razionale perchè è il modo in cui noi ci rapportiamo al mondo