La
conoscenza umana deriva soprattutto dall’esperienza
e dalla ragione. L’esperienza
comprende principalmente la percezione sensibile (conoscenza mediante i sensi),
ma anche l’introspezione (conoscenza dei nostri pensieri e sentimenti), la
memoria (conoscenza tramite il ricordo di certi fatti, etc), la testimonianza
(conoscenza sulla base di quello che dicono gli altri, i libri, etc.), e, ma è
più discutibile, l’intuizione (“sentire che le cose stanno così, senza sapere
perché”). La ragione può essere
intesa come “ragionamento” (e la logica è lo studio del ragionamento corretto)
o come “facoltà” (gli esseri umani possiedono la facoltà della ragione, tramite
la quale possono formare concetti e comprenderli).
Tipicamente
in un’argomentazione le premesse sono date dall’esperienza da cui poi, con il
ragionamento, si giunge alle conclusioni (e un argomentazione è ben fondata se
le premesse sono vere e il ragionamento è valido).
La
conoscenza non è tutta dello stesso livello o evidenza, può essere più “forte”
o più “debole”, a seconda dalla fonte dalla quale deriva, dalla sua
immediatezza o meno, dal suo essere supportata da altre nostre conoscenze, ecc.
Da qui nascono tutte le distinzioni sui “livelli” della nostra conoscenza: Kant
distingueva tre gradi di credenza o di assenso: l’opinione, quando è sia soggettivamente che oggettivamente
insufficiente; la fede (o
convinzione) che è sufficiente solo soggettivamente ma non oggettivamente; il sapere, che è sufficiente sia
soggettivamente sia oggettivamente.
Oggi
la filosofia analitica concepisce la conoscenza come “credenza vera giustificata” dove con credenza si intende uno stato o un evento della mente
(l’atteggiamento mentale che determina il grado di certezza con il quale gli
uomini accolgono un’idea o considerano vera o assolutamente reale una cosa),
con verità la corrispondenza tra
un’asserzione e lo stato di cose a cui si riferisce, e con giustificazione si intende l’attività razionale che consente
l’accettazione di un enunciato. Quindi si può notare che la conoscenza implica
una credenza, che più sarà giustificata e più potrà essere ritenuta vera. Se comunque usiamo il linguaggio di Kant, con
il termine “fede” o “credenza” si può certo indicare una conoscenza sicuramente
meno evidente che col termine “sapere”, però le due posizioni non vanno troppo
separate perché non sembra esistere un sapere assoluto (se non quello
tautologico) mentre invece può esistere una fede (o credenza) comune, e potrebbe esisterne anche una religiosa, fondata
su buone ragioni, cioè giustificata.
Infine,
noi crediamo molte più cose di quelle che ci è dato apprendere per esperienza
diretta. Chi di noi si è mai preoccupato di accertare direttamente la verità di
tutto quello che ci hanno insegnato a scuola? Pensiamo e agiamo più in base a
un credere che non in base ad un sapere esplicito. Infatti l’uomo, finchè vive, attua la sua esistenza soltanto
in modo che continuamente si muove oltre il confine di ciò che è da lui
conoscibile e dimostrabile. Di questo dobbiamo ben esserne consapevoli, per non
contraddirci sottostimando la fede o credenza - sia generali che religiose - e
sopravvalutando l’evidenza e il sapere: come se potessimo vivere, e stessimo
vivendo, di sole evidenze e certezze dimostrabili. In questo senso, è
importante anche considerare la rilevanza
esistenziale di una determinata conoscenza: una perfetta conoscenza di verità
matematiche o comunque lontane dal nostro vivere, può essere inutile e meno
significativa di una conoscenza incerta ma plausibile per esempio rispetto alla
questione del senso o dell’assurdità della nostra vita. Naturalmente, in
generale, noi vorremmo avere sempre conoscenze evidenti, un sapere certo; ma
quasi sempre possiamo aspirare solo a conoscenze che siano il più possibile giustificate.
Soprattutto perché più si è convinti di una realtà e più questa informa la
nostra vita. Questo vale sia per le conoscenze comuni, che per quelle
scientifiche e religiose.


Ora,
a quale livello si colloca la “conoscenza religiosa”? Le asserzioni religiose -
per esempio l’esistenza di Dio e la sua natura, la rivelazione, il destino
oltre la morte - come e quanto possono essere giustificate? Possiamo scoprirlo
solo affrontando direttamente questi problemi alla luce delle conoscenze
filosofiche, scientifiche e storiche attuali.
Aguti A., Filosofia della religione. Storia, temi, problemi, La scuola 2013,
pgg. 129-180
Ferber R., Concetti
fondamentali della filosofia, 1 vol., 1994, 2003, Einaudi 2009, pgg.3-97
Hospers J., Introduzione
all’analisi filosofica, Mondadori 2003, pgg. 47-82
Hughes C., Conoscenza
religiosa in N. Vassallo (a cura di), Filosofia
delle conoscenze,
Codice Edizioni
2005, pgg. 43-62
Timossi R., Decidere
di credere. Ragionevolezza della fede, San Paolo 2012, pgg. 11-82
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